Format
Il punto di incontro tra gli appassionati di design e i migliori brand italiani e internazionali.
18 Ottobre 2023
L'incessante ricerca di un equilibrio tra forma e funzione continua a plasmare il settore della progettazione di interni e dell’architettura. Con questo pensiero bene a mente, presso il nostro showroom di Orbassano (TO), abbiamo aperto un ciclo di eventi, denominato DineDesign, con l’obiettivo di esplorare il connubio tra design e cucina.
Il 5 ottobre abbiamo inaugurato la serie di incontri con un ospite davvero speciale: l'architetto e designer di fama internazionale, Roberto Palomba, vincitore del prestigioso Compasso d'Oro, il massimo riconoscimento nel campo del design.
La presenza del noto architetto ha consentito di trattare un tema interessante per il nostro settore, ma anche per chi vuole trasformare la propria abitazione o attività commerciale in un ambiente personale, funzionale, confortevole ed esteticamente accattivante. La serata si è dunque concentrata sul Buon Design, il tramite tra la creatività e l'utilità, tra l'arte e la funzionalità, una sinfonia di estetica e innovazione destinata a migliorare la qualità della nostra vita. Roberto Palomba ci ha guidato attraverso il suo straordinario percorso, illuminandoci sulle sfide e le opportunità che caratterizzano il settore, il tutto in un contesto di eleganza e raffinatezza. Il nostro showroom è stato il palcoscenico ideale per questo incontro straordinario, una celebrazione della bellezza e della praticità che definiscono il Buon Design.
Non vogliamo riassumere la serata, ma desideriamo lasciare la parola direttamente a Roberto Palomba, che abbiamo intervistato. Lasciati ispirare dalle parole del noto designer: prosegui nella lettura.
F: Architetto, lei definisce il vostro approccio al design come “olistico”. Ci può spiegare meglio che cosa intende e come si declina questa visione in fase di progettazione? Può farci qualche esempio?
RB: Olistico significa questo: noi apparteniamo a una categoria di persone, ossia i designer italiani, che sono diversi da quelli internazionali. Il designer italiano ha imparato a occuparsi non solo della creazione del prodotto, ma anche di tutto il contorno che determina il lancio del prodotto: affrontare i problemi produttivi, trovare il giusto compromesso costi-benefici, creare uno storytelling, lavorare sull’immagine dei prodotti, svilupparli, inserirli nel mercato. Questo approccio fa sì che il design italiano abbia un valore diverso, dato dal fatto che abbiamo una comprensione del prodotto e di tutto quello che concerne la sua vita, sia nella parte produttiva sia nello sviluppo che tale prodotto ha nell'entrare nelle case delle persone, molto più concreta. Tale approccio olistico rende i nostri studi molto complicati, ricchi di competenze e di personaggi diversi, ma lavorando in sinergia si ha la possibilità non di essere più bravi dei designer stranieri, ma sicuramente più completi.
F: In una sua intervista rilasciata ad AD del 2021, lei prevede un futuro della casa “nomade”, come il guscio che ogni lumaca si porta in giro per tutta la vita. Quali potranno essere (o sono già), secondo lei, le conseguenze di questa visione da un punto di vista progettuale?
RB: Nomadismo è una parola che mi ha sempre affascinato molto. Io sono nato in Sardegna, ho studiato a Roma, ho sposato una romana, mi sono trasferito a Verona, ho avuto una figlia e poi sono andato a Milano. Passo la metà del mio tempo sugli aerei e quindi ho una visione della mia vita completamente sradicata. Non riesco a immaginare 36 ore nello stesso posto. Ho sempre avuto un po’ l’idea che il contesto sia qualcosa di fragile. Ho notato come negli Stati Uniti non possiedano la concezione di appartenenza a un posto: spesso i mobili sono affittati, le persone non comprendono il legame affettivo con l’oggetto, con la casa, con lo spazio. Al contrario, quando lavoro per Poltrona Frau, parto dal principio che i prodotti devono essere tramandati alla generazione futura. Per me l’idea del nomadismo può essere positiva nel momento in cui significa avere la possibilità di vivere molte vite e di conseguenza esperienze in posti diversi, però diventa un problema progettuale nel momento in cui bisogna pensare a un oggetto durevole e dare modo agli utenti finale di creare un legame con tale oggetto. Nel momento in cui devi progettare un prodotto che deve avere delle caratteristiche nomadiche, devi partire dal presupposto che bisogna dargli una dimensione affettiva, tramite elementi di customizzazione, personalizzazione: l’utente finale deve appropriarsi di quell’oggetto in maniera molto forte e, ovviamente, deve essere durevole.
F: Questo concetto è semplice applicarlo ad oggetti di dimensioni ridotte, ma in realtà è applicabile anche a oggetti di dimensioni diverse?
RB: Certo, attraverso la progettazione, ad esempio di divani modulari, trasportare da una casa all’altra un divano fisso è più difficile. Diventa più semplice trasportare e riadattare, in base alle esigenze, un divano modulare. Io stesso possiedo un divano di Poltrona Frau che nelle mie varie vite ho riadattato più volte, aggiungendo e togliendo moduli.
F: Nella stessa intervista del 2021, lei racconta la sua casa, nella quale, ad esempio, le cabine armadio sono situate all’ingresso della casa e non, come ci si potrebbe aspettare, nella zona notte. Da cosa deriva questa scelta?
RB: Partendo dal presupposto che vivo a Milano, io concepisco la cabina armadio come un luogo di decantazione, deve quindi trovarsi vicino all’ingresso, possibilmente accessibile con una porta più o meno invisibile in modo che arrivato a casa la sera dopo il caos milanese io possa subito mettermi comodo al fine di iniziare la vita serale.
F: Spesso quando si parla di design ci si riferisce all'interior, inteso come spazio nel quale le persone trascorrono gran parte della propria vita. In realtà, però, esiste tutto un filone di progettazione incentrato sull’outdoor e le sue realizzazioni per Talenti, ad esempio, lo confermano. Come cambia l’approccio progettuale quando si lavora sull’outdoor e quali sono gli elementi da tenere maggiormente in considerazione quando si decide di arredare uno spazio esterno?
RB: Il mio primo approccio con l’outdoor è stato grazie a una collaborazione con Talenti, una realtà che stimo molto. Ho scoperto che era un mondo ancora da colonizzare. La cosa pazzesca - per rispondere alla tua domanda - è che abbiamo pensato all’arredamento per esterni come per l’indoor. Abbiamo avuto un grande aiuto dalle aziende produttrici di complementi: uno degli elementi più limitanti, ad esempio, era il tessile. Si trattava di plastica, al tatto era poco piacevole. Dunque, la rivoluzione è nata proprio dalla scoperta di ulteriori tessili, poi sono arrivate le corde, gli intrecci e tanto altro. Al giorno d’oggi, tante aziende utilizzano tessuti nati per l’indoor, chiaramente con caratteristiche eccezionali come l’antimacchia. Tra l’altro, l’outdoor, dovendo affrontare gli elementi esterni, è anche abbastanza destrutturabile e questo permette di avere una certa valenza dal punto di vista di sostenibilità.
F: Oggi siamo qui nella sede di Format Progetti Abitativi, che è un “multispazio” modulare nel quale coesistono diverse realtà, ma parte anche dall’esperienza del commercio di elementi di arredo di design di alta gamma. Il ruolo di chi propone ai consumatori finali soluzioni di arredo è certamente importante. Quali sono, secondo lei, gli aspetti che, chi svolge questo tipo di intermediazione, dovrebbe tenere maggiormente in considerazione?
E ancora, nel lavorare e progettare per terzi, quanto, secondo lei, il progettista o il consulente di design deve assecondare i desideri del committente e quanto invece cercare di far passare la propria visione e conoscenza del settore?
RB: Il cliente dovrebbe scegliere l’architetto a seconda di quello che è il suo gusto, facendosi una sorta di micro-cultura su che tipo di approccio progettuale ha il designer di riferimento e non sceglierlo a seconda del nome o della fama. Un buon progettista invece è consapevole che gli spazi devono funzionare quindi è capace di progettare la vita della persona senza guardare solo l’estetica.
A volte il cliente può non capire determinate esigenze ed è nostro compito spiegare loro cosa è utile alle proprie necessità. In tal senso, è fondamentale una certa fiducia e sintonia tra designer/architetto e utente finale.
F: Come nascono le idee? Qual è il processo creativo?
RB: Vengono fuori per necessità nel momento in cui rispecchiano un’esigenza. Quando disegno un prodotto, mi chiedo sempre quanto sia utile la sua creazione. Oggigiorno credo ci siano troppi prodotti. Per fare un prodotto di qualità serve del tempo: per pensarlo, per produrlo, per industrializzarlo e per farlo accettare dal mercato. Dovremmo sempre più pensare all’utente finale, in questo modo uscirebbero meno prodotti ma di ottima qualità e soprattutto riusciremmo a far superare la famosa prova del tempo a molti più oggetti in quanto rappresenterebbero a tutto tondo l’essere umano.
Roberto Palomba è un architetto e designer di fama internazionale, una figura di spicco nel panorama del design contemporaneo. Con una carriera straordinaria che si sviluppa nel corso di decenni, Palomba è noto per la sua straordinaria capacità di coniugare creatività e funzionalità in ogni sua creazione.
Sin dalla sua formazione, Palomba ha dimostrato una passione innata per il design e l'architettura. Laureato in architettura presso l'Università di Napoli, ha consolidato la sua posizione nel mondo del design lavorando in tandem con la talentuosa Ludovica Serafini. Insieme, i due hanno fondato lo studio Palomba Serafini Associati, che ha continuato a guadagnare rinomanza internazionale grazie alle loro straordinarie collaborazioni.
La loro visione unica e il loro impegno per l'innovazione li hanno resi vincitori del prestigioso Compasso d'Oro, il massimo riconoscimento nel campo del design. Roberto Palomba è riconosciuto per il suo ruolo centrale nel definire il concetto di "Buon Design" e la sua influenza perdura nell'industria del design contemporaneo.
I progetti di Palomba sono esemplari della sua capacità di unire estetica e funzionalità. Grazie alla sua visione crea5va e al suo spirito innovativo, continua a plasmare l'ambiente circostante con opere che coniugano bellezza e utilità.
Oggi, Roberto Palomba rimane una figura iconica nel mondo del design, con un retaggio duraturo e una visione di design che continua a ispirare professionisti e appassionati in tutto il mondo." Lo abbiamo intervistato al primo incontro di DineDesign.
Il punto di incontro tra gli appassionati di design e i migliori brand italiani e internazionali.